Museo Civico “G- Fattori” – Villa Mimbelli

MUSEO FATTORI

Le origini del museo risalgono al 1877 quando l’amministrazione comunale istituì una pinacoteca dove furono raccolti dipinti di artisti quali Giovanni Fattori Nel 1896 fu inaugurata la nuova e più ampia sede in piazza Guerrazzi.
All’inizio degli anni trenta del XX secolo, il museo fu intitolato a Giovanni Fattori (Giovanni Fattori nacque a Livorno il 6 settembre 1825 Rinaldo, primogenito di Giuseppe, titolare di un prosperoso banco di affari, sempre a Livorno, era più vecchio di Giovanni di una quindicina d’anni e instaurò con lui un rapporto speciale, quasi da padre e figlio. Fu per questo motivo che Giovanni Fattori, abbandonati gli studi alla scuola elementare, andò a lavorare nella banca d’affari del fratello, dove comunque imparò a leggere e a scrivere. Giovanni, tuttavia, rivelò ben presto un’innata vocazione per il disegno, egli si trasferì a Firenze e si iscrisse all’Accademia di belle arti di Firenze, dove studiò svogliatamente sotto la guida di Giuseppe Bezzuoli. Fattori nel 1852 riuscì a concludere regolarmente il suo ciclo di studi).
Durante la guerra la raccolta fu trasferita fuori dalla città, al termine del conflitto una parte della raccolta fu collocata al secondo piano della Villa Fabbricotti ed il resto fu dislocato nei vari uffici e magazzini comunali.Nel 1994 il museo, composto da solo una parte della collezione, fu trasferito nella Villa Mimbelli.
Un gruppo di cittadini livornesi dona al Comune di Livorno Un episodio della battaglia di Montebello 1859 del pittore livornese Giovanni Fattori, una grande tela che rappresenta uno dei momenti più significativi della II Guerra d’Indipendenza. Il dono vuole essere di buon augurio per il futuro della Pinacoteca, che si riteneva già iniziata con Gli esuli di Siena di
Pollastrini. Il Comune accetta la donazione e il 31 maggio del 1864 paga 800 lire al pittore come indennizzo.
27 febbraio 1871:
Il Comune di Livorno acquista un episodio della battaglia di San Martino di Giovanni Fattori, opera realizzata grazie al contributo dei cittadini livornesi e premiata nel 1868 al Concorso bandito dal Ministro della Pubblica Istruzione Domenico Berti.
19 maggio 1944:
Una bomba colpisce l’edificio del Museo civico. Erano rimasti alcuni dipinti minori e la grande tela Gli esuli di Siena di Enrico Pollastrini. Il dipinto che aveva segnato l’inizio della storia del Museo civico viene così distrutto e perso per sempre. Al 2° piano, 8 sale sono dedicate alla Pinacoteca, al piano terra due locali vengono riservati alle collezioni numismatiche e archeologiche, mentre alcune opere, come busti in marmo e acqueforti di Fattori, sono ospitate tra piano terra e 1° piano negli spazi della Biblioteca.
Sono esposti i dipinti e le sculture dell’800-primo ‘900, mentre tutte le altre raccolte del Museo sono collocate nei depositi.
Il museo è distribuito sui tre piani dove ci sono centotrentasei opere di pittori che hanno caratterizzato l’arte italiana tra ‘800 e ‘900.
Al piano terra sono esposte le tele di Enrico Pollastrini di soggetto religioso, storico in genere.
Al primo piano sono raccolte opere di postmacchiaioli quali Plinio Nomellini, Ulivi Liegi, la scuola del Micheli, Mario Puccini, Giovanni Bartolena, Raffaello Gambogi, Leonetto Cappiello.
Al secondo piano si apre il vero e proprio percorso museale, In tre grandi sale si possono ammirare grandi tele di Giovanni Fattori.
Un nuovo spazio è stato dedicato alle incisioni di Fattori

VILLA MIMBELLI

All’interno di un vasto parco, pregevole per varietà e rarità arboree, Villa Mimbelli porta il nome di Francesco Mimbelli, ricco commerciante nato da una famiglia di origine russe e dalmate che nel 1865 affidò all’architetto Giuseppe Micheli la progettazione della propria dimora a Livorno, importante esempio di quella tipologia di edifici sorti principalmente nella seconda metà dell’800 a
testimonianza della vitalità di una borghesia intraprendente e cosmopolita che
aveva scelto la città toscana non solo come sede commerciale, ma anche come
propria residenza ideale.
La villa Mimbelli non ha un vero e proprio portone di ingresso, ma più ingressi,
funzionali alle varie occasioni di vita e di ricevimento dei padroni di casa.
Con un curioso capovolgimento rispetto alla collocazione del fabbricato nel
parco, l’ingresso a Ovest (cioè, verso la strada) con la gradinata e sei imponenti
colonne sormontante da un terrazzo, dà accesso direttamente alla sala da pranzo e al altre sale di soggiorno, tra cui la particolarissima “sala turca” e la sala del biliardo.
L’ingresso principale è ancora oggi quello posteriore, protetto da una tettoia in ghisa e con un piano inclinato creato per il passaggio delle carrozze.
Una splendida scalinata, ornata da una balaustra con puttini in posizioni diverse tra loro e diversamente orientati, conduce alla sale del primo piano.
Qui gli spazi per i grandi ricevimenti, composti da una sala da ballo (con una
nicchia nascosta in alto per l’orchestra) e da una seconda sala di intrattenimento, sul cui soffitto si può tuttora ammirare un affresco di Annibale Gatti raffigurante l’inaugurazione del monumento dei “Quattro Mori”.
Un gioco di vetri e specchi dà profondità agli spazi, mentre bellissimi lampadari
di vetro di murano illuminano l’ambiente.
Al secondo piano altre stanze di alloggio con belle decorazioni portano, attraverso una scala interna, alla torretta della villa da cui si può ammirare uno splendido panorama. Nel parco tra i bellissimi esemplari di alberi presenti, spiccano verso l’altro gli agili fusti delle numerose Phoenix canariensis, la palma delle Canarie, presente anche dei parchi delle altre ville storiche livornesi e nei punti strategici della città, quali la piazza della stazione, la piazza del municipio, la piazza grande, il lungomare.
Tra gli edifici disseminati nel parco ricordiamo il teatro all’aperto e gli unici coevi dell’impianto originario: la casa del custode e la limonaia (esempio notevole di serra ottocentesca oggi sede della ludoteca) gli altri risalgono al periodo tra le due guerre, quando tutto il complesso funzionava come colonia marina femminile. Di fianco alla villa troviamo una grande fontana a forma di conchiglia a e dell’altro lato una cappella, oggi sconsacrata e destinata a piccola biblioteca specializzata per il museo.
Affacciati verso la strada i grandissimi granai: si tratta di edificio a un piano, di
forma allungata, recentemente restaurato. Attualmente nei locali dei granai è
stato ricavato uno spazio espositivo autonomi di maggiore adattabilità rispetto
all’elevato impatto decorativo della volta che spesso appare vincolante nella
scolte degli allestimenti e nelle tipologie espositive.

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